Storia

La storia dimenticata degli uomini e dei tacchi alti

Scritto da Tom Flanagan | 15 giugno 2022

I tacchi sono da sempre un simbolo di status sociale, emblema di stile e di femminilità, ma un tempo erano anche sinonimo di mascolinità. Andando indietro fino all’Antico Egitto, camminare con scarpe rialzate era inizialmente una scelta pratica per i lavoratori, un elemento presto adottato da uomini e donne dell’alta società come simbolo di nobiltà e status sociale. Da allora, i tacchi alti hanno continuato a caratterizzare la moda maschile attraverso le epoche, da Re Luigi XIV fino al compianto David Bowie. Fleur Feijen e Stefania Jesi, esperte di moda, ci aiutano a capire la lunga storia dell’uomo e dei tacchi alti, raccontando perché i tacchi fanno ancora tendenza per gli uomini di oggi. 


Un giorno, cercando l’ispirazione per trasformare un banale tacco da donna in qualcosa di speciale, Christian Louboutin ha notato la sua assistente che si dipingeva le unghie con lo smalto rosso. Così, ha dipinto la vernice rossa sulla suola della scarpa. Il resto, come si dice, è storia. 


Quello che probabilmente non conosceva, all’epoca, era l’origine dei tacchi alti e la loro relazione con il colore rosso fin dall’inizio. Molto prima che i tacchi diventassero calzature esclusive, erano accessori pratici. La maggior parte degli antichi egizi della classe operaia camminava a piedi nudi, ma le scarpe rialzate erano usate dai macellai per tenere i piedi puliti e al riparo dal sangue degli animali morti. E, cosa forse più interessante, la maggior parte dei tacchi era indossata dagli uomini. 




I “kathorni” o “coturni” erano sandali con plateau in sughero di legno indossati da attori e attrici nell’Antica Grecia e nell’Antica Roma per mostrare la differenza tra le classi sociali o l’importanza di un personaggio nelle rappresentazioni


«L’origine dell’uso dei tacchi è da ricercare nell’Antico Egitto» dice l’esperta di moda Fleur Feijen. «Nell’antichità, fino al secolo scorso, i tacchi avevano principalmente due scopi. Il primo era legato all’igiene e alla salute: a quei tempi le strade erano coperte di fango e acqua, quindi la gente inventava modi per evitare di bagnare, sporcare e raffreddare i piedi. Il secondo – e più duraturo – motivo per indossare i tacchi era il fatto che fossero un simbolo di status. Le persone si elevavano, letteralmente, al di sopra dell’altezza media degli altri e questo di per sé era un segnale di prestigio». 


In epoca più tarda, nell’Antica Grecia e Roma, le scarpe col tacco erano tipicamente indossate dagli attori (tutti uomini, poiché le donne alle donne era vietato recitare) per rappresentare la differenza tra le classi sociali e l’importanza di un personaggio durante uno spettacolo teatrale. Questi sandali con plateau erano chiamati “kathorni” o “coturni” ed erano realizzati in sughero di legno. Sebbene questi tacchi fossero più simili a sandali spessi che alle eleganti scarpe spigolose che conosciamo oggi, si ritiene comunque che gli antichi siano stati i primi a introdurre quelle che presto sarebbero diventate le calzature preferite dai nobili. 


Scarpe da battaglia


Probabilmente la prima apparizione dei tacchi come li conosciamo oggi risale alla Persia del X secolo – l’odierno Iran – dove i tacchi alti erano scarpe da equitazione funzionali da uomo. I nobili indossavano scarpe con i tacchi a cavallo perché il tacco si poteva agganciare alle staffe, garantendo al cavaliere una presa più salda. Il cavaliere poteva stare in piedi e rimanere stabile anche mentre utilizzava la propria arma, che poteva quindi essere più grande e più pesante. 


In un impero riconosciuto per la sua abilità a cavallo e la cavalleria in battaglia, il tacco alto sembra essere stato un fattore importante nel successo della tattica militare persiana. Ed è stato in parte grazie alla prolifica reputazione dei Persiani in battaglia che i tacchi alti sono stati introdotti nella società occidentale intorno alla fine del XVII secolo. 


I nobili persiani medievali indossavano i tacchi per agevolare la presa delle scarpe nelle staffe quando andavano a cavallo. Fonte immagine: Bata Shoe Museum


Abbas il Grande – uno dei leader più riconosciuti dell’Iran – era interessato a intrattenere relazioni diplomatiche con l’Europa. Allo stesso tempo, l’Europa (in particolare l’Inghilterra) aveva avviato rapporti commerciali con la Persia già da un secolo. L’interesse comune di Persia ed Europa era quello di tenere a bada l’Impero Ottomano. Abbas il Grande era consapevole di questo e della potenza delle sue forze armate: uno dei più grandi eserciti di montagna al mondo, dove ogni uomo indossava i tacchi. Con lo sviluppo delle relazioni tra le due potenze, i tacchi sono stati rapidamente notati dai reali europei che li hanno poi adottati.


Ma si può definire moda?


I tacchi, fino a questo momento, avevano percorso un lungo viaggio nella coscienza pubblica e hanno subito ulteriori modifiche prima di diventare la tendenza di moda che conosciamo. I primi modelli di scarpe europee con tacco alto erano fortemente influenzati dallo stile persiano. Ad esempio, il rivestimento in pelle e la fascia metallica sul tallone erano caratteristiche dei tacchi persiani, poi adottate dai calzolai europei. 


Queste scarpe con il tacco alto erano indossate prevalentemente da uomini facoltosi nel XVII secolo e simboleggiavano il loro status sociale più elevato. I tacchi tendevano a essere poco pratici e rendevano difficile camminare, ma questo faceva parte del privilegio: solo chi non doveva stare in piedi e lavorare tutto il giorno poteva indossare una scarpa del genere. 



Re Luigi XIV di Francia era un sostenitore e appassionato di scarpe col tacco. Wikimedia Commons.


A dettare la tendenza verso una moda opulenta ed eccessiva era stato il re Luigi XIV di Francia. Il re era un vero seguace della moda, privilegiando solo le tendenze più lussuose, ed era un appassionato di scarpe col tacco. In molti dei suoi ritratti lo si può ammirare mentre indossa varie scarpe col tacco alto. Se ti stessi chiedendo il perché della sua passione, pare che i tacchi fossero una sorta di compensazione per la sua bassa statura, essendo sua altezza solo 1,63 metri.


I tacchi sono presto diventati una prerogativa dell’abbigliamento maschile di alta classe. In particolare, erano tornati i tacchi rossi come simbolo di stile, questa volta come modo di Luigi XIV per tenere sotto controllo l’aristocrazia che si muoveva presso la corte reale di Versailles. Egli aveva decretato che i tacchi rossi dovevano essere indossati solo da coloro che godevano del suo favore, quindi indossarli era un modo per mostrare agli altri la propria posizione nei confronti del re. 


Donne e tacchi


Mentre i re cercavano di rivendicare i tacchi come simbolo di mascolinità, anche le donne cominciavano ad adottarli, con grande sgomento e angoscia di molti uomini. 


Le donne sono state a lungo dissuase dall’indossare i tacchi. Già nel 1430 a Venezia era stata approvata una legge che vietava alle donne di indossare tacchi superiori a 3,5 pollici, adducendo come motivazione presunti aborti. La legge non si era rivelata particolarmente efficace con le lavoratrici del sesso veneziane che sfoggiavano tacchi a spillo del XIV secolo, noti come pianelle che potevano raggiungere fino a 21 pollici, e che si erano velocemente diffuse in tutto Europa. 



Chopines. Wikimedia Commons.


Più tardi, nel XVII secolo, le donne avevano iniziato a portare i tacchi solo quando era diventato di moda incorporare l’abbigliamento maschile ed alcuni suoi elementi nella moda femminile. In realtà, si pensa che la regina Elisabetta I sia stata una delle prime a indossare i tacchi come donna, prima ancora che la tendenza si diffondesse. All’epoca incarnava molte qualità tipicamente maschili, essendo una sovrana che voleva essere vista, o almeno trattata, come un uomo sotto molti aspetti. Se si considera che la scarpa è stata a lungo associata alla femminilità nella cultura odierna, è interessante notare che il tacco è stato invece introdotto per la prima volta nell’abbigliamento da donna nel tentativo di apparire più mascoline. 


Sebbene le donne continuassero a portare i tacchi, la società li considerava ancora un tabù. E, a quanto pare, i veneziani non erano gli unici a pretendere di proteggere il corpo delle donne dai tacchi: nel Massachusetts del XVII secolo, i legislatori avevano cercato di introdurre leggi per equiparare l’uso dei tacchi alla stregoneria, con lo stesso grado di punizione. Era una prima prova del potere del tacco alto, che dimostrava quanto fosse diventato pervasivo. 


Il declino dei tacchi

 

Dal XVIII secolo in poi, le scarpe col tacco alto sono state molto diverse per gli uomini e per le donne. Con l’affermarsi del movimento illuminista, che incoraggiava l’intelletto e la razionalità, gli uomini cercavano di esprimerlo anche nel loro abbigliamento, prediligendo scarpe più piatte e robuste – mentre le scarpe da donna erano più delicate e decorate. A poco a poco, le diverse mode tra i generi sono diventate più evidenti, in quanto gli abiti non erano più legati agli strati sociali, ma allo stile “maschile” e “femminile”. 


In gran parte, questo aveva a che fare con la rivalutazione delle nozioni di mascolinità e femminilità. Scelte apertamente satiriche come indossare tacchi e qualsiasi forma di ornamento erano viste come sciocche ed “effeminate”, mentre la moda diventava più strettamente legata alla praticità e al lavoro. I tacchi erano tutt’altro che pratici. La loro irriverenza e il loro eccesso erano diventati il riflesso del modo in cui la società aveva iniziato a trattare anche le donne: individui capricciosi e fragili cui lo sguardo maschile poteva fantasticare, ma non trattare seriamente. 


Nel 1740, gli uomini avevano smesso di indossare i tacchi quasi del tutto. Anche le scarpe da donna con il tacco avevano perso la loro popolarità – poiché la Rivoluzione Francese mirava a pareggiare ed eliminare i significanti di classe – fino a circa il XIX secolo.


XIX secolo e rinascita


Eppure il tacco è tornato in auge, soprattutto grazie alla nascita della fotografia d’arte e della musica. Per le donne, sfoggiare un tacco era diventato un vero e proprio simbolo di sensualità, mentre l’obiettivo della macchina fotografica scolpiva una sua immagine della sessualità femminile. 


E gli uomini, sebbene sottilmente, hanno continuato ad optare per le scarpe col tacco nel corso degli anni. I cowboy sulla Frontiera Occidentale sono notoriamente raffigurati con stivali col tacco sin dalla metà del XIX secolo e anche le icone del glam rock come John Lennon, David Bowie ed Elton John hanno contribuito a rendere popolare il look con i tacchi come espressione di diversità, glamour e trasgressione.


David Bowie è stato uno degli artisti celebrati per le sue scelte sartoriali “fluide”


Si può affermare che gli uomini non hanno mai smesso di indossare i tacchi. Tuttavia, la rappresentazione convenzionale è stata spesso limitata alla sfera dell’intrattenimento. Nel XX secolo, gli artisti drag hanno contribuito in modo determinante a rendere popolare non solo il tacco, ma anche la fluidità sartoriale. Gli uomini stanno gradualmente virando verso scelte di moda che un tempo erano considerate “femminili”, come orecchini, trucco e abiti, dice l’esperta di moda Stefania Jesi. 


«Per molti decenni, la società ha imposto agli uomini – come alle donne – rigide regole di abbigliamento che non ammettevano eccezioni» spiega Stefania. «Di conseguenza, le norme sociali hanno classificato e frenato le identità personali. Adesso tutto questo sta cambiando. Credo che i tacchi diventeranno un elemento imprescindibile nel guardaroba degli uomini che fanno parte di ambienti creativi e culturali, che hanno un grande impatto sul pubblico e che vogliono celebrare la moda senza distinzioni di genere e la libera espressione». 


E così il tacco continua a marciare: una scarpa che è sopravvissuta a migliaia di anni e a decine di migliaia di uomini e donne che l’hanno indossata. È un simbolo eterno di stile, ma anche di resistenza. Qualunque cosa accada, è improbabile che il tacco alto sparisca del tutto – indipendentemente da chi sceglierà di indossarlo. 


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